giovedì 30 settembre 2010

Cancro al seno, ottobre si veste di rosa visite gratis per la diagnosi precoce

Ancora oggi in Italia 41mila donne all'anno si ammalano di tumore della mammella. Ma, grazie a controlli di routine e alla diagnosi precoce, la mortalità collegata alla malattia è in diminuzione, tanto da toccare il tasso più basso degli ultimi 40 anni. Per questo la Lilt lancia la campagna "Nastro rosa": in 390 ambulatori, distribuiti in tutta Italia, sarà possibile usufruire di visite cliniche specialistiche ed esami strumentali senologici / LA RICERCA Una spirale per il tumore all'endometrio 1

Lo chiamano Big Killer perché ogni giorno in Europa colpisce 1.096 persone. In Italia, invece, si calcola che entro la fine del 2010 saranno 41 mila le donne che avranno ricevuto una diagnosi di cancro alla mammella. In pratica una donna su otto. Sebbene l'incidenza del tumore al seno sia in aumento, una buona notizia c'è: un'adeguata prevenzione può sconfiggere la malattia. La mortalità infatti, grazie anche alla diagnosi precoce, è in diminuzione, tanto da toccare il tasso più basso degli ultimi 40 anni. Il dato è stato presentato in occasione del lancio della campagna Nastro Rosa, organizzata dalla Lega Italiana per la lotta ai tumori (Lilt), che per il mese di ottobre mette a disposizione i suoi ambulatori per visite diagnostiche gratuite.

INTERATTIVO
Seno, nelle buone abitudini il tuo futuro
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"Tutte le donne corrono il rischio di poter sviluppare un tumore al seno - dice il professor Francesco Schittulli, presidente della Lilt - per questo è importante sottoporsi a controlli periodici. In questo modo infatti è possibile diagnosticare precocemente la malattia, sconfiggendola. E' importante educare le giovani alla cultura della prevenzione come metodo di vita, anche in età non sospetta. Basti pensare che oggi, in Italia, una donna su sette con tumore al seno ha meno di 40 anni e per questa fascia d'età il Servizio sanitario nazionale non prevede screening".

Per invitare ragazze e adulte alla prevenzione, durante il mese di ottobre, la Lilt mette a disposizione le proprie risorse. Negli oltre 390 ambulatori, distribuiti in tutta Italia, sarà possibile usufruire di visite cliniche specialistiche ed esami strumentali senologici.

"Tecnologia e medicina stanno trovando strumenti sempre più efficaci - spiega Schittulli - per questo l'anticipazione diagnostica è oggi l'arma vincente contro questa malattia. Ecografia, mammografia e risonanza magnetica, ci permettono di scoprire tumori di piccolissime dimensioni. Individuare un carcinoma di 2-3 centimetri significa intervenire con atti chirurgici ed azioni sempre più conservativi e semplici che, peraltro, non provocano danni estetici alla donna. Se scopriamo un cancro sotto il centimetro di volume la probabilità di guarigione supera il 90- 95 %".

Se oggi 8 donne su 10 riescono a sconfiggere questa neoplasia, lo si deve principalmente alla prevenzione, alla diagnosi precoce e ai farmaci sempre più efficaci e mirati che hanno permesso non solo di migliorare le percentuali di guarigione, ma anche la qualità della vita delle nostre pazienti.

La campagna, simboleggiata anche quest'anno da un nastro rosa, è giunta alla diciassettesima edizione, e vede come testimonial la giornalista e conduttrice tv Francesca Senette. Per prenotare le visite e sapere quale dei 390 ambulatori è più vicino l'associazione mette a disposizione il numero verde 800-998877 begin_of_the_skype_highlighting 800-998877 end_of_the_skype_highlighting, e i siti www.nastrorosa.it 3 e www.lilt.it 4, dove saranno pubblicati anche gli eventi organizzati nelle città italiane.

(30 settembre 2010)


http://www.repubblica.it/salute/benessere-donna/2010/09/30/news/tumore_al_seno_ottobre_mese_della_prevenzione-7583083/

mercoledì 29 settembre 2010

FRANCIA: DONNA UCCISA, MARITO MANDANTE?

Il marito, il giardiniere e l'amico visconte: sono i personaggi di un giallo che la giustizia francese sta tentando di ricostruire nel tribunale di Montpellier, nel sud. Tre uomini e una donna, la vittima, Bernadette Bissonnet, ex farmacista, il cui corpo senza vita è stato ritrovato, crivellato di colpi di pistola, nella sua villa di Castelnau-le-Lez, l'11 marzo 2008. Questo è uno dei pochi dati certi della vicenda. Così come il nome dell'uomo che, oggi sul banco degli imputati, premette il grilletto quella sera. Si chiama Meziane Belkacem, ha 51 anni, è analfabeta ed è il giardiniere di casa Bissonnet. È a questo punto che le cose cominciano a farsi più oscure. Belkacem sostiene che l'omicidio gli fu commissionato dal marito della vittima, Jean-Michel Bissonnet, 63 anni, ricco imprenditore, che compare nel processo in veste di complice, ma che sin dall'inizio nega di essere il mandante dell'omicidio.

GIARDINIERE: "MARITO MI HA PROMESSO 30MILA EURO" Eppure, secondo la versione di Belkacem, Bissonnet promise al giardiniere un compenso di 30.000 euro per eliminare sua moglie, che rifiutava di concedergli il divorzio. Quella sera, con la scusa di aver dimenticato il cellulare, Belkacem tornò dunque alla villa, recuperò l'arma che il padrone di casa gli aveva messo a disposizione, bussò alla porta di madame Bissonnet e fece fuoco. Quindi nascose la pistola nella fodera di una racchetta da tennis e lasciò la villa a bordo di un 4x4, che abbandonò pochi chilometri più lontano. Oggi, in tribunale, Bissonnet ha ancora scosso violentemente la testa per negare questa versione dei fatti. È stato lui, al suo rientro a casa da una riunione del Rotary Club, a trovare, del tutto ignaro, il corpo della moglie, distesa per terra, coperta di sangue, e a dare l'allarme. Ma la corte d'assise ha confermato che l'uomo resterà in prigione, dove si trova ormai da due anni e mezzo.

IL TERZO UOMO «Non avete prove contro di me - ha gridato Bissonnet in aula - non troverete mai niente». È qui che entra in scena il terzo uomo, a sua volta accusato di complicità: il visconte Amaury d'Harcourt, un elegante 85enne, con un passato nella Resistenza, avventuriero e allevatore di cinghiali, nonchè (ex) amico di Bissonnet. Il visconte nega ogni contatto con il giardiniere, ma conferma che la «mente» dell'omicidio fu il marito della farmacista. Anzi, aggiunge di aver fatto sparire l'arma del delitto, «per amicizia» nei confronti di Bissonnet, che considera «come un figlio». D'altronde, la pistola è stata facilmente ritrovata dagli inquirenti in un canale vicino alla casa dei Bissonnet, nel luogo esatto indicato dal visconte. I tre uomini hanno quattro settimane di tempo per spiegarsi davanti ai giudici e far luce sulla vicenda.

Fonte: http://www.leggo.it/articolo.php?id=82055

Padri-moni

Due estratti da un post sul blog ekbloggethi.blogspot.com circa certe associazioni che, dietro il pignisteo, nascondono secondi fini violenti, via femminismo a sud. Me lo chiedo sempre pure io: ma perchè nessuno mai spiega esattamente come sono andate le cose in fase di separazione? com'è che il matrimonio, l'unione è finita, perchè i giudici ritengono opportuno tenere alcuni individui a distanza da moglie e figli?

La risposta ovviamente per molti è: perchè ci odiano! più o meno come quando il bimbo prende un brutto voto a scuola perchè non ha fatto i compiti e dice alla mamma: la maestra mi odia!

"Nel frattempo, a cadenza pressoché quotidiana, un bel po' di padri separati fanno notizia in altro modo, e senza bisogno di testimonial. Pigliano i figli, li portano in campagna o in altri posti, e li ammazzano a fucilate. Talora non risparmiando nemmeno il cane. Hanno già preparato la commovente letterina (stile "vi ...veglieremo da lassù", che un bel riferimento al cielo fa sempre molta presa), si sparano una volta compiuto l'estremo atto d'amore ed eccoli già pronti per diventare santi. Sì, perché servono pure loro alla nobile causa. E tanto. Cosa importa se c'è una famiglia sterminata: hanno agito per amore di fronte alla perfida ex-moglie furbetta. E così i padri separati producono i figli sparati. E le mogli sparate, i cani ammazzati come cani, le figlie violentate, lo stalking e tutto il resto."

"Le persone che si prestano a questa campagna sono dei complici, e sovente dei complici di omicidi premeditati. Gli scopi della campagna sono chiarissimi. Si vuole togliere alle donne la possibilità di difendere i propri figli da uomini violenti; è chiaro che non tutti i padri separati sono tali, ma una legge e dei provvedimenti legislativi sono fatti, o dovrebbero essere fatti, per salvaguardare una comunità,
non per soddisfare il singolo caso. Si dipingono le donne, in questa libera società
vittime di ogni tipo di sopruso, di violenza e di prevaricazione, come le vere colpevoli: è un gioco vecchio e che funziona purtroppo sempre.
Si crea un movimento di opinione basato sulla consueta commozione, quando però per le quotidiane tonnellate di violenza di morte ai danni delle donne non si commuove proprio nessuno. Anzi. Direi che nella stragrande maggioranza dei casi, il pensiero diffuso sia decisamente andreottiano: se la sono andata a cercare.
I figli sparati? Poverini, è stato l'ultimo regalo d'amore del papà, diventeranno angioletti in cielo mentre la mamma marcirà all'inferno.
Anche questi sono gli ottimi risultati di 2000 anni di cattolicesimo; del resto, è una religione che si basa su un padre che ha lasciato tranquillamente ammazzare un figlio, e in modo atroce. Sarà stato separato anche lui?"

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Donne, siate "Libere". E femministe

A Torino e a Milano lo spettacolo delle Comencini: in scena due attrici di diverse generazioni.

ROMA
Va in scena venerdì al teatro Carignano di Torino e domenica al Franco Parenti di Milano Libere, il testo scritto da Cristina Comencini e messo in scena dalla sorella Francesca a Roma, a luglio, con un lungo dibattito finale davanti a un pubblico molto interessato. Libere, il confronto tra una donna matura e una molto giovane, è uno dei primi atti di «Dinuovo», un'associazione di donne che vorrebbe riportare all'attenzione pubblica la questione femminile. All'attenzione privata, quella delle singole donne, il problema è sempre stato presente, anche in questi anni di apparente silenzio.
Ancora una volta, a interpretare questo dialogo scritto alla maniera degli «essai» francesi, sono Lunetta Savino, al momento in partenza per recitare a Parigi i versi di Alda Merini, ma anche sul set di Bar sport, il film da Stefano Benni, e Isabella Ragonese, ex madrina della Mostra di Venezia, oggi a Torino sul set di Il giorno in più accanto a Fabio Volo.
Nessuna delle due, per ragioni diverse, ha partecipato attivamente al movimento femminista degli Anni Settanta: una perché presa dal lavoro in teatro, l'altra perché non era ancora nata. Entrambe, però, hanno sentito l'esigenza di riparlare, come si può, della vita delle donne nel nostro Paese, dove molte cose sono state ottenute ma molte sono tuttora da chiedere.

ISABELLA RAGONESE
"Io, educata a una parità che non esiste"
Sono stata cresciuta da una madre che, pur non avendo fatto militanza, aveva assorbito e creduto nei valori del femminismo di quegli anni. Non c'è mai stata, a casa mia, una differenza nell'educazione tra maschi e femmine. Sapevo di essere libera e, quindi, di poter fare ciò che volevo. Ma, come molte della mia generazione, era una sensazione individualistica, autonoma, personale. Mi sono accorta che non è così. Recitando questo testo, sento un'identificazione totale con il mio personaggio quando accusa la donna matura di avere educato le figlie alla libertà mentre queste, arrivate nel mondo, si sono però sentite dire tutt'altro. A partire dal fatto che mettere oggi insieme carriera e famiglia è diventato un incastro insostenibile. Ti chiedono di scegliere ma è una scelta che non ti appartiene. La situazione italiana è assurda. A scuola noi ragazze andiamo meglio dei maschi, ci laureiamo in numero maggiore, vinciamo i concorsi. E poi? I prezzi delle case sono altissimi, gli asili nido pubblici scarseggiano, il tempo pieno per i figli c'è in pochi casi, l'assistenza ai genitori anziani ricade sulle nostre spalle, perfino i consultori dove andare per conoscere meglio la nostra sessualità stanno chiudendo e se vai in ospedale per interrompere una gravidanza non voluta corri il rischio di trovarti davanti a un ginecologo obiettore di coscienza, dopo aver fatto una fila come alle poste. Indietro non vogliamo tornare, ma in questo modo non andiamo neppure avanti. Lo so.
Dovrebbe essere la politica a occuparsi di queste cose, altrimenti che ci sta a fare? Ma se la politica pare sorda, ricominciamo da noi stesse. Dobbiamo capire, per esempio, perché ci siamo sottoposte tutte, passivamente, senza reagire, al diktat della bellezza imposta: trucco, peso, chirurgia, massaggi, spogliarelli con biancheria intima costosissima. Perché abbiamo accettato di fare una vita assurda correndo tutto il giorno senza avere per noi neanche mezz'ora: bambini, lavoro, casa, pranzo, e poi di nuovo bambini, compiti, palestre, cena, tivù e a letto a dormire. No. In questo modo non siamo felici. E non sono felici neanche i maschi che ci stanno accanto, anche loro diversi da quelli di un tempo perché cresciuti da madri che credevano nella parità.

LUNETTA SAVINO
"Il potere? Bene ma non basta Serve creatività"
Ci sono dei punti in questo testo che durante le prove mi hanno addirittura emozionato. Specialmente quando il mio personaggio racconta la sua esperienza nei collettivi femministi, il piacere di poter condividere con altre donne le sue emozioni, la sensazione di non essere sola e poter uscire dal guscio della paura. In quegli anni io, anche se ero molto giovane, facevo altro. Un po' di vita politica nelle organizzazioni di sinistra che presto però mi annoiarono e molta preparazione per poter arrivare al mestiere di attrice.
Adesso, invece, sento il bisogno di riflettere più a fondo su cosa significhi essere una donna. E mi sono messa a studiare. Questa estate ho letto alcuni libri per riflettere: Una stanza tutta per me di Virginia Woolf, Taci, anzi parla. Diario di una femminista di Carla Lonzi, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorità Luisa Muraro. Voglio ripartire dalle radici del loro pensiero.
Quand'ero più giovane, certe letture le ho trascurate: oggi sento il bisogno di prendere in mano quei libri e confrontare la mia esperienza personale con le parole che quelle autrici hanno scritto: cerco di approfondire per comprendermi meglio. Mi incuriosisce capire perché alcune intuizioni sono state lasciate cadere. Mi stimola tentare di rifare il loro percorso ideologico e filosofico. Mi piacerebbe arrivare a credere nell'utopia che il pensiero della differenza possa cambiare il modo di vedere il mondo delle donne e degli uomini. Anche quello della politica. Il mio convincimento, infatti, è che se non capovolgiamo i nostri ragionamenti, anche se le donne in Italia dovessero arrivare a ottenere importanti cariche pubbliche, la situazione non sarebbe diversa da quella che è. Lo abbiamo visto con Golda Meir in Israele, Indira Ghandi in India, Margaret Thatcher in Gran Bretagna, la stessa Hillary Clinton negli Stati Uniti o Angela Merkel in Germania, che pur avendo avuto o avendo tuttora un immenso potere, in fondo si sono limitate a copiare il modello maschile. Questo non ci serve. Io credo di più che occorra accendere nelle nostre teste lampadine imprevedibili per arrivare a una rivoluzione fatta in un modo nuovo.

SIMONETTA ROBIONY

Fonte: lastampa

lunedì 27 settembre 2010

Una fiaccola, più una, più una …..per Teresa

Comunicato
Venerdì 1 Ottobre ore 18,30

Una fiaccola, più una, più una …..per Teresa
Piazza S. Ciro – Portici (Napoli) – Italia

Saremo tutte in piazza, a Portici con le donne di Portici, con tutte le donne che hanno paura, con tutte quelle che hanno coraggio.
Per lei che ha vinto la paura, per avere il coraggio di andare verso la libertà di sua figlia e delle figlie di tutte, vogliamo scandire le parole che avrebbe detto, se le armi omertose “della famiglia” non l’avessero zittita. Teresa voleva vivere, parlare e compiere i gesti necessari a tutte.
Teresa non cercava la morte, cercava la vita come deve essere vissuta, e ha chiesto allo Stato di vincere con lei sull’arroganza efferata che spezza le vite di bambine, bambini e donne.
Ancora una volta è stato troppo tardi, un altro motivo per dire basta con tutta la forza che abbiamo e per dire che non basta deplorare. Un altro motivo per chiedere che tutti, ma prima di tutti lo Stato, scelgano da che parte stare.
Gli assassini hanno colpito per affermare il diritto a disporre dei corpi e delle coscienze, per stabilire chi comanda. Il grido delle donne, la loro capacità di opporsi al controllo mafioso sulle loro vite sono un patrimonio di civiltà che non può e non deve essere più essere dissipato e calpestato. All’orrore non si risponde con le lacrime. Il coraggio delle donne, il coraggio di Teresa, rivendica il riscatto della politica dalle complicità con chi usa donne e bambini come oggetti.
Ci vogliono atti concreti, ci vuole una legge organica contro le violenze, ci vuole la salvaguardia delle vittime, perché sono le testimoni, il bene più prezioso per costruire la giustizia. Ci vuole coraggio e i politici devono finalmente averne, quello delle donne troppo spesso finisce nel sangue.

Invitiamo tutte ad essere con noi, con una fiaccola per la libertà dal silenzio che avvolge un crimine antico e organizzato, che deve e può essere sconfitto: di fronte al dolore di sua figlia e di ognuna, mobilitarsi perchè Teresa sia l’ultima è un dovere non un’utopia.

BASTA MORIRE PER ESSERE LIBERE
BASTA MORIRE DA DONNE PER LIBERARE TUTTI DALL’ORRORE

Udi di Napoli, Udi Di Portici, La Camera delle donne, Associazione Maddalena, Arcidonna, Donne Medico Arcilesbica, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Femminismo a Sud, UDI Monteverde (Roma), Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Donne in nero Napoli, Pina Orpello dell'ANPI, Dolores Madaro – Anpi, UIL Napoli, UIL Campania, UDI Catania, UDI Romana La Goccia, DonneSudonne, Rosa Oliva – Aspettare stanca, Cooperativa Eva, Centro Antiviolenza Eva, Centro Antiviolenza Aradia, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, UDI "le orme"- Reggio Calabria, UDI Lentini. CEDAV Messina, Controviolenzadonne, MediterraneanMedia- Cosenza, CGIL Campania, CGIL Napoli, Associazione Sott’ e n’coppa, Sportello Antiviolenza Lilith, Associazione Salute donna, Centro La Magnolia, AFEM (association femmes Europe Meridionale), CISL Campania, CISL Napoli, Casa Internazionale delle Donne- Roma, Tina Femiano, Centro antiviolenza ERINNA- VT, Rosanna Leone, Associazione Ernesto Rossi, Viviana Esposito, UDI Cerchio del Lago (Brescia),Napolipuntoacapo, UDI Terzo millennio (Torino) , Cooperativa L’Orsa Maggiore, Giovanni Erra Movimento dei cittadini di Portici, Valeria Gagliotta




Fonte: comunicato stampa

Studentessa pestata in aula dal suo ex

Pisa, l'incubo di un'universitaria sarda. In cella il persecutore siciliano. Dopo mesi di botte, minacce e abusi sessuali, è arrivata a pestarla in aula, all'università, di fronte a diversi testimoni. E lei ha trovato il coraggio di denunciarlo soltanto dopo quest'ultimo episodio. Lo stalker l'aveva mandata più volte all'ospedale, ma c'era sempre una scusa pronta
di Candida Virgone

PISA. Insulti, minacce, botte continue, veri e propri pestaggi finiti spesso in ospedale. E poi anche sesso imposto con la violenza, rapporti consumati fra le lacrime e il ribrezzo. È quanto ha dovuto subire una ragazza sarda, studentessa universitaria a Pisa, da un coetaneo siciliano. Lo chiamano amore criminale, amore malato, ma con l'amore non ha nulla a che fare, e, grazie alla introduzione recente di un reato come lo stalking, a volte si riesce a non trasformarlo in tragedia.

La studentessa, 23 anni (di lei non si sa niente di più: per ovvie ragioni la sua privacy è stata protetta dagli inquirenti), ha vissuto un incubo che è finito qualche giorno fa in un'aula studio dell'ateneo toscano dopo l'ennesimo, plateale, pestaggio.

A perseguitarla era il suo ex, un ragazzo di Mazara del Vallo, 23 anni anche lui, che è stato raggiunto a casa sua in Sicilia dopo dieci giorni di indagini e arrestato con una raffica di accuse: atti persecutori, violenza sessuale, violenza privata, violazione di domicilio e lesioni personali.

Un incubo che andava avanti da mesi secondo un cliché fin troppo noto. Lei lo lascia, lui non si rassegna, torna alla carica e poi passa alle maniere forti.

Parolacce, vere e proprie persecuzioni, minacce e botte da orbi, alla prima occasione. La ragazza sarda sarebbe finita in ospedale più volte, con un braccio fratturato o una spalla lussata, ma preferisce non raccontare niente di quanto accade. Sono caduta, ho urtato contro un mobile, sono scivolata: per i medici trova sempre scuse.

Il ragazzo siciliano arriva perfino ad entrare in casa sua, a Pisa, nell'appartamento che la ragazza sarda divide con altre studentesse, in centro, e in quell'occasione non si ferma neanche davanti ad una cara amica della ex: minaccia pure lei. Non accetta di essere stato lasciato.

Sara - il nome è di fantasia - è roba sua, deve stare con lui, per forza. Ma lei ancora non si decide a denunciarlo. Fino all'assalto plateale in un'aula studio, una delle tante dell'università, gremita di giovani che preparano gli esami.

È il 13 settembre, il ragazzo arriva ed aggredisce la ragazza, la pesta a sangue. Chiamano la polizia e arrivano gli agenti di una pattuglia Volante. La studentessa sarda, spaventata e ferita, viene portata in ospedale: i medici decidono di ricoverarla.

Davanti ai camici e alle divise che chiedono spiegazioni e a un referto importante, la verità non si può più nascondere e la studentessa, per la prima volta, trova il coraggio di raccontare quell'incubo durato quasi un anno, mettendo gli investigatori sulle tracce del suo ex ragazzo.
Parte la querela e si apre un'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Porpora. Il 17 settembre il gip del tribunale di Pisa ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata eseguita lunedì scorso in Sicilia: gli uomini della squadra mobile di Mazara del Vallo hanno arrestato il giovane persecutore che è finito in carcere a Marsala.
(25 settembre 2010)

http://lanuovasardegna.gelocal.it/dettaglio/studentessa-pestata-in-aula-dal-suo-ex/2414106

La pedofilia dei preti sia crimine contro l'umanità

IL CASO. Alla Gran Guardia si sono ritrovate alcune delle persone vittime di abusi in età infantile
Domolo: «Tutta la comunità internazionale deve fare i suoi passi» Una vittima: «Non è una questione di fede, ma un fatto di civiltà»

La fede non c'entra. «Chi ce l'ha se la tiene e sicuramente può aiutarlo ad andare avanti», hanno ribadito. Chi parlando alla platea, chi comunicando nel linguaggio dei gesti ma tutti hanno fatto fatica, traditi dalla commozione e da un imbarazzo mitigato solo dal fatto che stavano parlando di un orrore che aveva coinvolto buona parte dei presenti e che finalmente, dopo anni di silenzio, il coraggio di descrivere toccamenti, carezze sconce, prepotenze e abusi sessuali compiuti da sacerdoti rappresentava la liberazione da un incubo. Non la soluzione dei loro problemi, ma il desiderio di trovare il corretto alveo in cui far rientrare un'adolescenza danneggiata, quel danno che ieri è stato raccontato davanti a una platea ridotta, quaranta forse cinquanta persone, allestita in una delle sale della Gran Guardia.
«La forza che da parlare davanti agli altri è quello che è mancato prima quando non abbiamo potuto emettere un grido. I sordomuti non hanno coraggio di parlare, il problema dei sordi è la comunicazione. Io vengo da Milano, ero in collegio, la mia liberazione è stato un maestro laico udente, non un prete», ha spiegato con il linguaggio dei gesti un signore di Milano. Una ferita che per qualcuno non si rimarginerà mai, ma parlarne in pubblico è liberatorio e a far loro coraggio ieri c'erano gli ingrandimenti degli articoli apparsi sui giornali e relativi alle denunce e alle inchieste sugli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti in altri Paesi. Il coraggio di parlarne e la consapevolezza che in Italia, nonostante la durezza di papa Benedetto XVI nel condannare gli episodi di pedofilia avvenuti all'ombra dei campanili, solo ora qualcosa si sta muovendo. Ma per quello che riguarda gli ex allievi sordi del Provolo di anni ne sono passati tanti. E la denuncia, pubblica, su quel che accadde fra le mura dell'istituto tra qualche giorno si concretizzerà in una commissione paritetica formata da sordi e rappresentanti della Curia che avrà il compito di raccogliere le testimonianze di chi fu abusato da sacerdoti (alcuni ancora in vita) e fratelli laici. Poi le relazioni verranno inviate a Roma, al Vaticano.
Non c'entra la fede, c'entra la dignità, la negazione dell'adolescenza e i problemi legati agli abusi fatti da chi per quei bambini era una guida, da un uomo con la tonaca. L'associazione che riunisce gli ex allievi dell'Istituto per sordi Provolo ha promosso il primo incontro in Italia lo ha fatto raccogliendo la richiesta di due famiglie di Brescia (i genitori di due bimbe di sei anni abusate da un sacerdote) che hanno chiesto la collaborazione e il sostegno della onlus. Di questa e non di altre perchè nel gennaio 2008 rese pubblici i racconti di violenze sessuali ripetute e continuate subiti dai bimbi sordi ad opera di fratelli laici e sacerdoti che formavano il corpo degli educatori.
Lo hanno fatto ieri, i bambini di una volta sono uomini fatti, qualcuno con i capelli bianchi, ma uno dopo l'altro si sono avvicinati al microfono e guardando negli occhi il pubblico hanno rotto quel silenzio fatto di vergogna e paura, esternato quella sofferenza che per anni si è coricata con loro e che per qualcuno si è tradotta con la rinuncia ad avere figli per timore che potessero diventare vittime di abusi.
«La comunità internazionale deve fare i suoi passi per chiedere la dichiarazione di crimine contro l'umanità per gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti» spiega Salvatore Domolo, autosospesosi da prete nel 2005, «sbattezzato» lo scorso anno, con una memoria di abusi sessuali subiti da un parroco tra gli 8 e gli 11 anni. È il referente del gruppo «La colpa» che ha partecipato all'incontro in Gran Guardia e il sostenitore di una dichiarazione internazionale perchè, ha sottolineato, uno degli aspetti della pedofilia dei sacerdoti è non solo la vastità numerica «negli Usa i casi conclamati sono circa 5.000, in Italia è più difficile, per il momento un centinaio, ma per questo incontro abbiamo ricevuto una cinquantina di e-mail» ma anche «la vastità geografica: finora ha parlato il Nord del mondo, cosa succederà quando i Paesi del Terzo Mondo avranno il coraggio di uscire allo scoperto?». E a ciò si aggiunge «la complicità attiva della Chiesa che sapeva tutto e spostava le pedine, il prete pedofilo era spedito a Roma e il caso era risolto. Non c'è stato solo l'abuso ripetuto, non è che si sia vigilato poco: è che abbiamo fatto di tutto perchè si nascondesse».F.M.

http://www.larena.it/stories/Cronaca/186399__la_pedofilia_dei_preti_sia_crimine_contro_lumanit/

waka waka per protestare contro il tg1



E' prevista l'esibizione di gruppo, a partecipazione libera, l’8 ottobre alle 11.30 davanti la sede rai di viale mazzini a Roma.

via femminismo a sud

Emanuela Tittocchia rischia la vita per un intervento al seno

Voler essere belle a tutti i costi può costare molto caro. Lo sa bene Emanuela Tittocchia, 40 anni, attrice di ‘CentoVetrine' e di ‘Un posto al sole', che ha rischiato la vita per un intervento al seno. Intervistata dalla rivista ‘GrandHotel', Emanuela racconta la sua storia, conclusasi fortunatamente con un lieto fine, ma che ha comunque fatto vivere momenti di panico all'attrice e a tutta la sua famiglia.

Emanuela aveva deciso di ricorrere ad una mastoplastica per arrivare ad una terza taglia, dato che si dichiarava insoddisfatta del fatto che il proprio seno non era più quello di qualche anno fa: "Tutti mi dicevano che si trattava di un intervento semplice. Sembrava tutto a posto. Uscita dalla sala operatoria, però, ho cominciato a perdere molto sangue". Inizialmente, i medici non si sono resi conto della gravità della situazione e hanno solo trattenuto l'attrice in ospedale per un paio di giorni per accertamenti, dopodiché l'hanno tranquillamente fatta ritornare a casa, senza troppe preoccupazioni.

Emanuela, tuttavia, a casa ha iniziato ad avvertire dei malori: "Cinque giorni dopo il mio ritorno a casa, ho cominciato a stare male: avevo sempre la febbre alta e dolore dappertutto". E, dato che la febbre non scendeva, l'attrice è dovuta correre al Pronto Soccorso, dove - per dieci giorni - è stata sottoposta a trasfusioni continue a causa dei livelli bassissimi di emoglobina. I medici hanno pensato persino di ricorrere a un nuovo intervento chirurgico, quando le condizioni di Emanuela hanno iniziato fortunatamente a ristabilirsi e l'attrice è potuta rientrare a casa: "Quando sono tornata a casa, avevo dolori fortissimi, non riuscivo ad aprire le braccia, a lavarmi da sola, a tirarmi su dal letto. Meno male che accanto a me c'era mia mamma Maria, venuta apposta da Torino per aiutarmi".

http://it.tv.yahoo.com/blog/article/52681/emanuela-tittocchia-rischia-la-vita-per-un-intervento-al-seno.html

domenica 26 settembre 2010

Stupro ad una prostituta condannati due finanzieri

DUE finanzieri del Gruppo Pronto Impiego di Milano, P.M., 32 anni, e G.R., 32 anni, sono stati condannati a cinque anni e 4 mesi e a tre anni e 4 mesi di carcere per violenza sessuale nei confronti di una prostituta romena. Lo ha deciso, al termine del processo con rito abbreviato, il gup di Milano, Anna Maria Zamagni. Secondo la ricostruzione dell' accusa i due militari avrebbero abusato di una giovane romena nel giugno 2009 su un auto di servizio, durante un controllo di routine: uno dei due, P.M., avrebbe preteso un rapporto, mentre l' altro, G.R., faceva da "palo". Al Comune di Milano è stata attribuita una provvisionale di 5 mila euro come parte civile.

Fonte: repubblica

Impiegata stuprata nel parco, arrestato marocchino

MILANO - Le ha chiesto una sigaretta, alle 7 di mattina, ma prima ancora che lei rispondesse l' ha strattonata e presa a pugni, per poi trascinarla nel parco vicino, in piazzale Accursio, zona nord di Milano. Quando gli agenti del commissariato di Quarto Oggiaro, allertati dall' autista di un autobus di passaggio, sono arrivati a soccorrere la donna, 41 anni, italiana, hanno trovato un marocchino di 33 anni, clandestino con un ordine di arresto per inottemperanza all' ordine di espulsione, sdraiato sulla povera donna. È così che, dopo un altro caso di violenza contro le donne, a Milano ritorna l' allarme stupri. Per lo stupratoreè scattato l' arresto in flagranza, mentre la 41enne è stata trasferita in stato di shock alla clinica Mangiagalli, specializzata nella cura delle vittime di violenza sessuale, dove le è stata riscontrata la violenza. I sanitari le hanno anche medicato le numerose ferite ed ecchimosi su tutto il corpo. Prima dell' aggressione, la donna, impiegata, aveva lasciato da poco il fidanzato e aveva acquistato un panino a un chiosco poco distante. Poi si era diretta verso casa. Forse il magrebino, senza fissa dimora, l' aveva già notata in altre occasioni. E ieri col pretesto di una sigaretta l' ha aggredita e picchiata, fino a ferirla a morsi e colpirla al capo, tanto da provocare anche lo svenimento della vittima. Un' altra violenza si è consumata giovedì notte a Castelnuovo Monti, in provincia di Reggio Emilia, dove una donna di 40 anni, è stata stuprata nella sua casa. È stato il vicino di casa, un marocchino di vent' anni, a introdursi nell' appartamento mentre lei dormiva. La donna non ha fatto in tempo a fuggire ed è stata violentata brutalmente. Solo ieri mattina, ancora dolorante e sporca di sangue, ha denunciato lo stupro ai carabinieri del posto. - SANDRO DE RICCARDIS


Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/25/impiegata-stuprata-nel-parco-arrestato-marocchino.html

Lanuvio, tragedia ad una festa: corteggia 15enne, uccide chi gli dice "lasciala stare"

ROMA (26 settembre) - Una festa di compleanno tra romeni si è trasformata in una violenta rissa finché la situazione non è degenerata e uno dei partecipanti ha estratto il coltello e ha ucciso un uomo. E' accaduto la scorsa notte, verso le 3, in un appartamento di Lanuvio, in provincia di Roma. La vittima è un romeno di 32 anni che è stato portato all'ospedale di Aprilia (Latina), dove è morto poco dopo il suo arrivo. L'omicida, un 23enne, è scappato a piedi riuscendo a far perdere le proprie tracce. I carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno avviato una massiccia caccia all'uomo nella quale sono stati coinvolti, oltre a decine di pattuglie impiegate in numerosi posti di blocco in tutta la zona a sud della Capitale, anche un elicottero, alzatosi in volo dalla base di Pratica di Mare, e le unità cinofile.

La vittima gli aveva detto: lascia in pace quella quindicenne. Erano una quindicina i romeni che ieri sera festeggiavano il compleanno di un'amico. La maggior parte vivono e lavorano come operai ad Aprilia, in provincia di Latina, ma ieri sera erano andati a Lanuvio dalla sorella di uno di loro che abita in una villetta bifamiliare con la sua famiglia e l'omicida. Verso l'una, quando la maggior parte degli invitati era già andata via, il 23enne, che aveva bevuto molto, ha cominciato insistentemente a chiedere di ballare alla figlia quindicenne della padrona di casa. Uno degli invitati ha risposto: «Ma lasciala stare, è una ragazzina». Il tutto si è svolto sul terrazzo e sembrava che fosse soltanto un banale alterco. Ma il 23enne è entrato in casa, ha preso un coltello, è tornato sul terrazzo e ha colpito, alle spalle, quattro-cinque volte il 32enne che gli aveva detto di non infastidire la ragazzina, ferendolo alla schiena e ad un'anca. Poi gli ha sferrato altre due coltellate alla coscia destra, quando la vittima era ormai in terra: l'uomo è morto dissanguato prima di arrivare in ospedale.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=120358&sez=HOME_ROMA

Minorenne rapita e violentata due arresti nel Reggino

La mamma della ragazza aveva denunciato la scomparsa della figlia nella notte e aveva denunciato due cittadini bulgari, della stessa nazionalità della vittima. I due sono stati fermati dai carabinieri

REGGIO CALABRIA - Una ragazza di 16 anni, M.K, di nazionalità bulgara, è stata rapita la scorsa notte a San Ferdinando ed è stata trovata a distanza di qualche ora dai carabinieri. La giovane ha dichiarato di essere stata violentata. Il sequestro era stato denunciato dalla madre della minore. A rapire la ragazza, secondo la testimonianza della madre è stato un trentaduenne anch'egli di nazionalità bulgara, che l'aveva portata via costringendola a salire su un furgone. L'uomo è stato arrestato dai carabinieri insieme ad un complice, anche lui bulgaro.

La ragazza è stata trovata su un furgone insieme ai suoi sequestratotiPetrov Dimitrov Krasimir, di 32 anni, e Assen Georgiev Plamenov, di 21. Il furgone con a bordo la ragazza e i suoi due sequestratori è stato intercettato dai militari della Compagnia di Gioia Tauro nei pressi dello svincolo di Rosarno dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.

La minore vittima della violenza sessuale è stata portata nell'ospedale di Polistena per gli accertamenti del caso. Petrov Dimitrov Krasimir, secondo quanto riferito dai carabinieri, era già stato arrestato alcuni anni fa in Puglia anche in quel caso per una violenza sessuale ai danni di una giovane connazionale. Le indagini che hanno portato all'arresto di Krasimir e Plamenov, che sono stati condotti in carcere, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi.


Repubblica

sabato 25 settembre 2010

Vicenza, il premio produzione? Sesso con la segretaria. Che va dai carabinieri

Piccolo imprenditore manda mail per scherzo, un operaio
si presenta alla donna che s'infuria e medita una denuncia

VICENZA (25 settembre) - Di fronte alla richiesta di un premio di produzione un piccolo imprenditore ha pensato di rispondere dicendo ai dipendenti di rivolgersi alla segretaria per una prestazione sessuale. Una battuta-scherzo di cattivo gusto via e-mail in azienda, un messaggio cancellato rapidamente, che però non ha impedito a qualcuno di presentarsi lo stesso all’ignara segretaria. Questa non l'ha presa bene e, offesa, ha pensato bene di rivolgersi ai carabinieri.

La vicenda accade nell’hinterland del capoluogo berico in un’azienda artigiana specializzata nel settore idraulico. La vittima della “proposta indecente” è una segretaria che, al presentarsi di un operaio con la mail del capo in mano per “incassare”, in tutta risposta si è andata dai carabinieri per avere dei consigli. Ora starebbe valutando, su suggerimento dei militari, di sporgere denuncia. La segretaria lavora nella ditta di idraulica da alcuni anni, è fidanzata e non avrebbe mai avuto problemi a lavorare circondata da una mezza dozzina di uomini dopo che è rimasta la sola donna in azienda.

Fonte:il mattino

venerdì 24 settembre 2010

Abolito il divieto di adozione per le coppie gay in Florida

- Una corte d'appello in Florida dichiara incostituzionale il divieto di adozione per le coppie gay
- Nel 2004 Frank Martin Gill aveva preso in affidamento due bambini che un tribunale aveva tolto alla loro madre per negligenza.

Ieri una corte d’appello dello stato della Florida ha dichiarato incostituzionale il divieto di adozione per le coppie gay in vigore dal 1977. Il governatore della Florida Charlie Crist ha commentato la sentenza dicendo che è stato un grande giorno per il suo paese e un grande giorno per tutti i bambini.

Il caso era arrivato in tribunale con Frank Martin Gill, un uomo che aveva preso in affidamento due bambini con il suo compagno. «Data la presenza di un divieto di adozione per tutte le persone omosessuali, ci si aspetterebbe che tali persone non fossero capaci di essere dei genitori», ha detto uno dei giudici leggendo la sentenza, «al contrario, qui siamo tutti d’accordo che omosessuali ed eterosessuali possono essere bravi genitori allo stesso modo».

Frank Gill aveva preso in custodia i due bambini già nel 2004, dopo che un tribunale li aveva sottratti alla loro madre naturale per negligenza. «Il bambino più grande arrivò nella casa di Gill con una t-shirt da adulti molto sporca e delle scarpe di quattro taglie più piccole. Entrambi i bambini avevano la tigna e il più piccolo aveva un’infezione all’orecchio che non era stata curata. Il più grande non parlava, la sua unica preoccupazione era prendersi cura del suo fratellino», recita un passaggio della sentenza «i bambini si sono subito ripresi nella casa di Gill, per questo tribunale è molto chiaro che è un padre eccezionale».

Dopo la lettura della sentenza, Gill ha detto ai giornalisti che per più di un anno ha vissuto temendo che lo stato della Florida potesse riuscire a portargli via i suoi bambini. E che anche loro avevano sofferto molto, accorgendosi di questa incertezza che pendeva sulle loro vite. Se la sentenza sarà impugnata, si dovrà comunque attendere il pronunciamento finale della Corte Suprema. Negli Stati Uniti l’adozione da parte di coppie dello stesso stesso è consentita solo in tredici stati: Distretto di Columbia, New Jersey, New York, Indiana, Maine, California, Connecticut, Illinois, Massacchusets, Oregon, Vermont, Territorio di Guam e da oggi Florida.

Fonte:ilpost


Stupra la figlia: 14400 anni di galera

Save the Children norme piu severe per le violenze sui minori1 medium Stupra la figlia: 14400 anni di galera
Un tribunale filippino ha inflitto una condanna esemplare ad un padre che era stato condannato per le violenze sessuali quotidiane, durate un anno, nei confronti della sua bambina.

Il tribunale, come riportato dal NYT, aveva originariamente condannato un tassista di moto alla pena di morte dopo essere stato condannato per i 360 stupri alla figlia adolescente, che si sarebbero perpetrati, secondo le accuse della moglie che lavora ad Hong Kong, durante un intero anno.

360×40 - Le Filippine però hanno abrogato la pena di morte nel giugno 2006 e la Corte d’Appello di Manila ha stabilito la condanna solo l’8 settembre, riducendo quindi la pena a 40 anni reclusione – il massimo attualmente consentito dalla legge – per ogni stupro. La vittima, al momento delle violenze aveva 13 anni, ora ne ha 22, e ha testimoniato affermando che il suo calvario è iniziato nel gennaio 2001, quando sua madre partì per lavorare a Hong Kong come collaboratrice domestica e lasciò i suoi tre figli con il padre a Los Banos, cittadina poco a sud di Manila.

CON IL CICLO SOLO SESSO ORALE - La ragazza ha affermato di essere stata costretta a subire rapporti sessuali quasi tutti i giorni, tranne quando aveva le mestruazioni o nei giorni festivi, quando però lui le faceva praticare sesso orale. Il calvario si è concluso solo dopo che lei e i suoi fratelli hanno trascorso una vacanza con i parenti della madre. Riluttante a tornare dal padre, alla fine della vacanza, si è sfogata e ha raccontato alla sua famiglia degli abusi subiti. E’ stato così che la madre, ritornata nelle Filippine l’ha aiutata a mettere fine alle violenze.

ORA LA CORTE SUPREMA - La corte d’ Appello ha respinto la tesi della difesa secondo cui la moglie dell’uomo avrebbe messo in piedi le accuse allo scopo di ottenere la custodia dei figli e sposare uno straniero. C’è da dire che il tribunale non ha annunciato, come di routine, la decisione ai media e il caso sarebbe sfuggito all’attenzione generale se qualche giornalista non avesse deciso di controllare le recenti decisioni del giudice d’appello. L’imputato può ancora ricorrere alla Corte Suprema.


Fonte: giornalettismo

Con la crisi la camorra cresce e la speranza muore

Così come Giancarlo Siani veniva assassinato nella sua auto dalla camorra il 23 settembre del 1985, Teresa Buonocore, è stata uccisa nella sua auto, per aver testimoniato contro Enrico Perillo il pedofilo cinquantatreenne che ha stuprato sua figlia di otto anni, vite diverse che si incrociano nel punto in cui la mentalità camorrisitca e mafiosa considera la vita delle persone niente.

Un buco, come quello lasciato dalla parola “camorra” ritagliata per sfregio e con intento intimidatorio dal pannello apposto su Porta Capuana per il 1°Festival del pensiero emergente.

Venite il 1 ottobre a Portici per la fiaccolata in memoria di Teresa Buonocore vittima del femminicidio, uccisa perchè aveva difeso sua figlia, facendo al cosa giusta!

mercoledì 22 settembre 2010

Spagna, decapita la fidanzata e va con la sua testa al bar

Jose’ Angel Gallardo detto El Raton ha tagliato la testa alla donna con la quale viveva da circa 12 mesi e poi è andato a bere una birra con il macabro trofeo nella borsa.

‘Ho fatto una cosa molto brutta, staro’ via 50 anni, mi metteranno in prigione”. Nessuno nel ‘Bar Pepin’ di Villarrubia, un piccolo comune rurale vicino a Cordoba ha preso sul serio quanto andava dicendo Jose’ Angel Gallardo, 30 anni, detto El Raton (Il Topo), anche medusasdr200 Spagna, decapita la fidanzata e va con la sua testa al barquando ha detto agli avventori di avere portato la testa della sua donna, che aveva appena ucciso, nella borsa che aveva con se, racconta oggi il quotidiano Abc.

BIRRA, PER FAVORE - Ma era tutto vero. Per ragioni ancora sconosciute il giovane poco prima aveva ucciso la compagna Rocio Torrera, 30 anni, con la quale viveva da circa 12 mesi. ‘El Raton’ le aveva tagliato la testa con un grosso coltello, l’aveva messa in una borsa e l’aveva portata con se’. Prima in casa dei genitori, poi al bar, per bere una birra. Nessuno pero’ l’aveva preso sul serio, nonostante avesse delle macchie rosse, che sembravano di sangue, sulla camicia. Ma poco dopo, alcuni avventori del bar, uscendo dal locale, hanno trovato la borsa accanto a tracce di sangue.

RECIDIVO - L’hanno aperta ed hanno scoperto la testa della donna. Gallardo nel frattempo era salito su un traliccio dell’alta tensione dichiarando di volersi suicidare. Quando e’ arrivata la polizia si e’ gettato sui cavi, e’ precipitato al suolo ed e’ morto. Sotto il traliccio e’ stato trovato un coltello, forse quello usato per uccidere e decapitare la donna. Secondo Abc l’uomo aveva precedenti di violenza e droga. Nel 2007 aveva cercato di dare fuoco ai genitori. Era stato arrestato, ma un giudice lo aveva assolto per mancanza di prove.

Giornalettismo

martedì 21 settembre 2010

Testimoniò contro stupratore della figlia: uccisa a Napoli con 4 posti di pistola

NAPOLI (20 settembre) - Uccisa con quattro colpi di pistola calibro 9 mentre era alla guida della sua auto. La vittima è Teresa Buonocore, 51enne di Portici, il luogo dell'agguato via Ponte dei Francesi, lungo la strada che collega la periferia orientale di Napoli con la zona portuale. L'omicidio avvenuto stamattina poco dopo le nove, ricorda i delitti di camorra ma la pista dei clan non sembra quella giusta per spiegare l'uccisione di una donna, descritta da chi la conosce come una persona tranquilla, madre di quattro figli nati da due matrimoni, interamente dedita alla famiglia, che portava avanti lavorando come segretaria - attività che ha svolto in diversi studi legali di Napoli - dopo aver collaborato per 13 anni a un'agenzia di viaggi.

Nel corso delle prime indagini ha preso consistenza invece un'altra ipotesi, che mette in relazione l'omicidio con la testimonianza che Teresa Buonocore rese in aula contro l'uomo accusato di aver abusato della sua figlia più piccola (all'epoca dei fatti aveva otto anni) e che è costata all'imputato, attualmente detenuto per detenzione di armi, una condanna in primo grado a 15 anni di reclusione.

Il movente dell'omicidio è dunque in relazione a questa brutta storia di molestie che il 53enne Enrico Perillo, geometra, già condannato numerosi anni fa per un delitto dovuto a motivi di gelosia, avrebbe compiuto sulla bimba? Gli investigatori della squadra mobile, diretta dal vicequestore Vittorio Pisani, non si sbilanciano ma l'impressione è chè le indagini potrebbero essere a una svolta e l'individuazione dei responsabili solo una questione di ore. Perillo fu condannato a 15 anni e al pagamento di una provvisionale di 25mila euro il 9 giugno scorso dalla terza sezione del Tribunale di Napoli che accolse le richieste del pm Valeria Gonzales y Roiero.

Secondo la ricostruzione dei fatti emersa al processo, l'uomo, padre di due gemelline, approfittando dell'assenza della moglie avrebbe abusato della bimba che era compagna di classe delle figlie, violenze che sarebbero avvenute sul terrazzo della sua abitazione a Portici. La storia venne alla luce in seguito a una segnalazione anonima in seguito alla quale la Buonocore non portò più la sua bimba a casa di Perillo. In quel periodo la donna ricevette alcune telefonate minatorie.

Tre anni fa un altro episodio inquietante: venne appiccato il fuoco alla porta di casa della donna e solo l'intervento tempestivo del portiere evitò conseguenze più gravi. La polizia non fu in grado di individuare i responsabili ma quell'episodio potrebbe essere interpretato come un avvertimento o una vendetta magari collegata alla testimonianza nell'inchiesta sul caso di pedofilia.

Teresa lascia quattro figli: i primi due nati dal matrimonio con un italiano, e due bambine avute in seconde nozze con un dominicano. La notizia dell'omicidio ha provocato sgomento e incredulità tra la gente del Parco Scarano di via San Cristoforo a Portici. Il portiere dello stabile Antonio Gallotti ricorda la Buonocore come «una persona solare, una donna di bella presenza ma soprattutto un'amicona». «Questa mattina verso le 9 - racconta - l'ha vista per l'ultima volta. Lei si stava recando al lavoro come sempre faceva ogni giorno. Ci siamo salutati quando dopo qualche ora ho visto forze dell'ordine qui nel condominio e sono stato raggiunto dalla notizia».

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=119517&sez=ITALIA

Bergamo, la moglie non lo vuole più E lui pretende rapporti dalla suocera

Un ucraino di 38 anni è finito nei guai. Aveva minacciato di morte la madre di 45 anni della consorte
La donna si è rivolta ai carabinieri, che hanno arrestato l'uomo perché era in Italia come clandestino


Voleva a ogni costo avere rapporti sessuali con la suocera. Ed era arrivato al punto di minacciarla di morte se non avesse accettato. E lei alla fine si è rivolta ai carabinieri. E' iniziato tutto nella serata di venerdì. L'uomo, un ucraino di 38 anni, ha telefonato alla suocera, una connazionale di 45, e si è sfogato con lei: prima le ha raccontato che da mesi non faceva sesso con la moglie, quindi ha preteso che la donna lo risarcisse andando a letto con lui. E al suo rifiuto ha minacciato di ucciderla.

La donna ha cercato di prendere tempo, ma l'indomani mattina l'uomo ha ripetuto le minacce. Allora la 45enne, spaventata, è andata dai carabinieri a raccontare tutto. I militari sono andati a prenderlo a casa, ma l'uomo si è barricato e per entrare la pattuglia ha dovuto aspettare l'arrivo della padrona dell'appartamento. Alla fine la suocera non ha presentato denuncia, ma l'uomo è stato arrestato comunque: si è scoperto che era stato espulso perché clandestino ed era rientrato poi in Italia. Per questo è stato condannato a otto mesi con pena sospesa e scarcerazione.


Repubblica

Uomo, accusato di aver sequestrato la figlia di tre anni e di aver minacciato di ucciderla

PADOVA
Romeno rapisce la figlia di tre anni,
la polizia lo arresta nel pullman
Il trentenne aveva sottratto la bimba alla compagna per portarla nel suo paese. La donna voleva separarsi a causa delle continue minacce e violenze subite

PADOVA – Un cittadino romeno di 30 anni, che aveva sottratto la figlia di 3 anni alla compagna per portarla nel suo Paese, è stato bloccato e arrestato dagli agenti della Polstrada di Padova a Selvazzano Dentro (Padova). La donna, residente a Genova, aveva manifestato l’intenzione di separarsi dal convivente e padre della piccola, a causa delle continue minacce e violenze subite. Ma per tutta risposta il romeno, Cristian Miograd Miletici, aveva minacciato di uccidere la piccola e di suicidarsi. Lunedì mattina presto, mentre la donna dormiva nella sua casa di Genova, il romeno ha preso con sè la figlioletta e si è allontanato, prendendo un pullman della Atlassib Italia diretto in Romania. Al suo risveglio, accortasi che la bambina e il padre non c’erano più, la donna ha denunciato il fatto al commissariato della zona centro di Genova. Sono così scattate le ricerche di padre e figlia. L’ultima telefonata effettuata al cellulare da Miletici ha permesso agli investigatori di individuare la sua presenza nella zona di Bologna, sull’autostrada A13. Così sono state allertate le pattuglie della polstrada dei compartimenti dell’Emilia Romagna e del Veneto. Miletici e la bambina sono stati alla fine trovati in un centro di sosta della Atlassib nel territorio di Selvazzano. L’uomo è stato bloccato e ammanettato mentre con la bambina stava per salire su un’altra corriera diretta a Timisoara.

corrieredelveneto.corriere.it

Bulgara stuprata da sette connazionali

Sono stati tutti arrestati i componenti il gruppo che ha brutalmente aggredito una ventisettenne


CASTROVILLARI. Sono stati resi noti i nomi e forniti ulteriori dettagli sul brutale stupro di gruppo consumato nella notte tra sabato e domenica nella Sibaritide da sei bulgari e un romeno nei confronti d’una ventisettenne bulgara. I sette, che compariranno oggi dinanzi al giudice delle indagini preliminari di Castrovillari per la convalida dell’arresto, sono: N.A., 27 anni; N.D., 25; R.Y., 24; D.I., 23; I.M., 30; D.I., 22, tutti bulgari; e H.I., 33 romeno. Secondo la ricostruzione dell’accusa, coordinata dalla Procura castrovillarese, sabato sera i sei hanno bloccato Y.H., 27 anni, bracciante agricola bulgara, dinanzi alla sua abitazione di Sibari dove stava rientrando in compagnia di un’amica romena dopo una passeggiata. È stata presa di forza e portata assieme al cinquantenne G.K., anch’esso bulgaro, prima sulla spiaggia di Marina di Sibari e poi in una villetta del villaggio turistico. Qui tre degli aguzzini avrebbero abusato a turno e ripetutamente di lei, mentre gli altri guardavano, dopo avere picchiato il cinquantenne che ha riportato lesioni al volto giudicate guaribili in una ventina di giorni. La ventisettenne, che era in Italia da un paio d’anni, è riuscita a chiedere aiuto al fidanzato con una telefonata partita dal cellulare d’uno degli arrestati, forze impietosito. Il giovane, capita la gravità dell’accaduto, ha immediatamente avvisato i carabinieri che sono giunti sul posto con pattuglie della Tenenza di Cassano e della Compagnia di Corigliano guidate dal capitano Raffaele Ruocco. Gli investigatori lavorano per scoprire il movente delle violenze nei confronti della ventisettenne e del cinquantenne. Intanto, i sette, in Italia probabilmente per essere impegnati nella prossima campagna agrumaria, sono stati rinchiusi nel carcere di Castrovillari.

http://www.giornaledicalabria.it/index.php?section=news&idNotizia=14306&idarea=2

Donna che subisce stalking, dopo aver denunciato, inascoltata, reagisce

Subisce stalking e reagisce
Firenze: ferito il fratello dell’ex

Subisce stalking e aggredisce il fratello dell’ex fidanzato. La vicenda che ha trasformato l’ennesima donna vittima di molestie in aggressore è successa a Firenze. Debora, questo il nome della ragazza, si era rivolta più volte alle autorità competenti per denunciare l’ex. Il ragazzo, di origine marocchina, non accettava la fine della relazione conclusasi per decisione di lei. La tartassava di telefonate, la pedinava e la minacciava.

Il padre di Debora, frustrato dall’assoluta mancanza di tutela da parte delle istituzioni, era arrivato ad atti estremi di protesta incatenandosi davanti alla Procura di Firenze. Quando il fratello dell’ex è andato a cercare la ragazza per vessarla con minacce e insulti, la donna avrebbe reagito prendendo in mano un coltello e avventandosi sull’uomo ferendolo. Il padre sostiene che si tratti di legittima difesa. Debora sarà processata per direttissima.

fonte tgcom

lunedì 20 settembre 2010

Italiano, accusato di minacce nei confronti della ex convivente

STALKING: CC UDINE ARRESTANO EX CONVIVENTE PER MINACCE

(AGI) – Udine, 20 set. – Uomo arrestato per ”stalking” a Udine. I Carabinieri del capoluogo friulano sono intervenuti presso l’abitazione della 32/enne C.V. dove hanno bloccato il 36/enne D. B., disoccupato, ex convivente della donna.

L’uomo si era abusivamente introdotto nell’abitazione di C.V., l’aveva ripetutamente minacciata e ingiuriata impedendole anche di uscire da casa. B. era gia’ stato ammonito all’inizio del mese dalla autorita’ di Pubblica sicurezza di Udine per precedenti analoghi per cui e’ stato tratto in arresto e associato al carcere di Udine.


agi

Italiano, accusato di stalking nei confronti di una ragazza che lo rifiuta

TALKING: PERSEGUITA DONNA CHE LO RIFIUTA, ARRESTATO NEL CATANESE

(AGI) – Catania, 20 set. – Un 36enne di Scordia (Catania) e’ stato arrestato dai carabinieri per stalking. E’ accusato di avere perseguitato una giovane donna del paese. L’uomo e’ stato bloccato dai militari dell’Arma, subito dopo aver rotto i vetri della finestra dell’abitazione e forato le gomme della vittima.

La ventenne era stata gia’ oggetto di attenzioni da parte dell’arrestato e aveva denunciato analoghi episodi alcuni giorni prima, compreso un tentativo di aggressione. Le origini delle indesiderate attenzioni sono da ricercarsi nelle non corrisposte “attenzioni” dell’uomo nei confronti della ragazza.
Dopo l’arresto l’uomo e’ stato rinchiuso nella casa circondariale di Caltagirone.


Ansa

Pedofilia:arresto prof nell'Agrigentino

Frequentava ragazzini dai 14 anni per avere rapporti sessuali

PORTO EMPEDOCLE (AGRIGENTO), 20 SET – Un insegnante di educazione fisica di 51 anni, e’ stato arrestato dai Cc con l’accusa di prostituzione minorile. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Secondo i carabinieri di Porto Empedocle e di Agrigento, l’insegnante frequentava minori dai 14 anni in su e per avere con loro rapporti sessuali li avrebbe anche pagati. L’uomo e’ anche accusato di pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

ansa

domenica 19 settembre 2010

Uomo, già denunciato, accusato di aver continuato a perseguitare la ex

Firenze: gia’ ammonito continua a perseguitare la ex, arrestato per stalking

Firenze, 19 set. (Adnkronos) – Un uomo di 43 anni e’ stato arrestato nella notte a Firenze, con l’accusa di stalking, sorpreso sotto casa della ex convivente, nonostante fosse gia’ stato ammonito nel febbraio scorso dal questore che gli aveva vietato di avvicinarsi alla donna.

Vittima una fiorentina di 49 anni, con la quale l’uomo aveva convissuto quattro anni fa, per un breve periodo. Il 43enne non aveva mai accettato la fine della relazione, e nel corso degli anni aveva sempre tentato approcci fisici e verbali. Nel febbraio scorso, l’uomo aveva tirato calci all’auto della ex, e negli anni l’aveva pedinata al lavoro, in palestra frequentata dalla 49enne, una volta le ha anche staccato la corrente elettrica dell’appartamento.

L’ultimo episodio e’ successo intorno alle 2 della scorsa notte, quando la donna ha visto il suo ex compagno fermo in auto davanti al portone della sua abitazione nel quartiere dell’Isolotto. La donna ha deciso di chiamare la polizia, e sul posto sono intervenute due pattuglie del 113, che hanno identificato il 43enne e lo hanno portato in Questura. L’arresto, al quale l’uomo ha tentato di reagire, tanto che e’ dovuto intervenire un medico per sedarlo, e’ scattato in quanto lo stalker non avrebbe dovuto trovarsi nelle vicinanze della casa della ex, come aveva stabilito l’ammonimento del questore del febbraio scorso.

libero

Stupro di gruppo alla Fortezza l' udienza slitta a febbraio

IL PROCESSO contro i sette studenti accusati di aver violentato in gruppo una ragazza la notte del 26 luglio 2008, dopo una serata trascorsa insieme alla Fortezza, comincerà l' 8 febbraio 2011. Dopo aver confermato l' ammissione del Comune di Firenze come parte civile, il tribunale di Firenze nonè riuscitoa trovare una data più vicina e ha fissato soltanto due successive udienze ad aprile e maggio, a fronte di decine di testimoni da ascoltare. E' la conferma che a Firenze la giustizia è prossima alla paralisi.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/18/stupro-di-gruppo-alla-fortezza-udienza.html

Badante violentata immigrato in cella

LE HANNO offerto un passaggio mentre aspettava l' autobus. Ma durante il tragitto è iniziato un incubo che si è concluso con lo stupro subito da badante nigeriana di 34 anni ad opera di tre uomini. Uno dei presunti responsabili della violenza, un 27 enne originario del Ghana, istruttore di body building, già noto alle forze dell' ordine, è stato fermato dai carabinieri a Varcaturo. Adesso è caccia ai complici. La donna era stata avvicinata la sera di martedì scorso lungo via Domiziana, mentre era in attesa alla fermata del bus, da una Opel Corsa sulla quale viaggiavano tre uomini che, subito dopo averle offerto un passaggio, avevano cercato di costringerla ad atti sessuali. La badante aveva tentato di opporsi scendendo dall' auto, ma i tre l' avevano trascinata di nuovo sull' auto con la forza e l' avevano portata in una zona isolata della pineta di Castel Volturno dove è stato consumato lo stupro. I tre avevano rapinato alla vittima la borsa con 145 euro, un telefonino ed effetti personali. La donna era stata portata all' ospedale di Pozzuoli, dove le avevano riscontrato lesioni guaribili in 20 giorni.

Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/18/badante-violentata-immigrato-in-cella.html

venerdì 17 settembre 2010

Strage familiare in Kentucky uccide i figli e si toglie la vita

Repubblica — 12 settembre 2010 pagina 19 sezione: POLITICA ESTERA

WASHINGTON - Almeno sei persone hanno perso la vita in una sparatoria in Kentucky, nella contea di Breathit. Lo riferisce lo sceriffo locale, Ray Clemons, specificando che tra le vittime c' è anche l' autore del massacro. Dietro la strage, ci sarebbe una tragedia famigliare. Sempre secondo lo sceriffo Clemons, un uomo avrebbe sterminato i suoi famigliari, tra cui i suoi bambini, e poi si sarebbe tolto la vita. Sempre nel Kentucky, è stata consegnata una lettera al governatore, Steve Beshear, da parte del nunzio apostolico a Washington, l' arcivescovo Pietro Sambi, in cui si chiede a nome del Papa di commutare la pena di morte per Gregory Wilson, prevista per il 16 settembre. Wilson è stato giudicato colpevole nel 1988 di rapimento, stupro e omicidio di una donna. Attualmente sta facendo appello alla decisione del Tribunale per fermare la sua esecuzione, perché possano essere compiute indagini sulla sua affermazione di ritardo mentale e sulla richiesta del test del Dna. L' arcivescovo di Louisville ha auspicato che prevalga una «misericordia che difenda il bene comune della società, onori la giustizia e serva uno scopo più alto mettendo da parte l' irreversibile rimedio della morte. La misericordia - ha detto - è l' unico modo per guarire e dare speranza».

Fonte: repubblica

ABORTO CLANDESTINO PIAGA DIFFICILE DA ESTIRPARE

Triste verificare che non bastano Asl e legge 194, se esiste una clientela disposta a pagare per abortire clandestinamente. Drammatico constatare che un medico operasse in modo così indecente dal 2006. Il suo arresto è spia di un malessere profondo. Tra le donne immigrate il fenomenoè legato a prostituzione, stupro e miseria. La prostituzione è organizzata con sequestri e sfruttamento, per rispondere a una clientela italiana. Gli stupri entrano nel gioco di violenza e sfruttamento di chi teme il rimpatrio forzato. La miseria nasce dalla constatazione che allevare un altro figlio porta al tracollo economico di realtà così fragili da rendere precario il sostentamento quotidiano della propria famiglia. L' esemplare punizione del Rowland W. Taylor, 49 anni, nato in Sierra Leone, ginecologo della Asl 5 di Arzignano, non risolverà nessuna delle tre situazioni. Continueranno ad abortire clandestinamente prostitute, stuprate e misere donne che non sanno utilizzare il servizio pubblico. Non basta la tutela dell' anonimato? C' è da chiedersi cosa possiamo fare di meglio. camici.pigiami@gmail.com - PAOLO CORNAGLIA FERRARIS

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/14/aborto-clandestino-piaga-difficile-da-estirpare.html

La vittima dello stupro li denuncia arrestati cinque giovani a Casoria

ATTIRATA in trappola. Poi stuprata, picchiata e rapinata. Un incubo per F.M., la ragazza 29enne di Pollena Trocchia violentata dal branco a fine agosto in una scuola abbandonata a Casoria. Ieri, due settimane dopo, sono scattati gli arresti. Cinque giovani dai 20 ai 23 anni, incensurati della zona. Uno di essi conosceva F.M. e l'aveva convinta a uscire in auto, attirandola nel tranello. «Sono felice. Quelle belve devono stare in carcere, pensavo di morire», racconta la ragazza, che ha riconosciuto e denunciato gli aggressori ai carabinieri. - ANTONIO DI COSTANZO

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/09/12/la-vittima-dello-stupro-li-denuncia-arrestati.html

ABORTO CLANDESTINO PIAGA DIFFICILE DA ESTIRPARE

Triste verificare che non bastano Asl e legge 194, se esiste una clientela disposta a pagare per abortire clandestinamente. Drammatico constatare che un medico operasse in modo così indecente dal 2006. Il suo arresto è spia di un malessere profondo. Tra le donne immigrate il fenomenoè legato a prostituzione, stupro e miseria. La prostituzione è organizzata con sequestri e sfruttamento, per rispondere a una clientela italiana. Gli stupri entrano nel gioco di violenza e sfruttamento di chi teme il rimpatrio forzato. La miseria nasce dalla constatazione che allevare un altro figlio porta al tracollo economico di realtà così fragili da rendere precario il sostentamento quotidiano della propria famiglia. L' esemplare punizione del Rowland W. Taylor, 49 anni, nato in Sierra Leone, ginecologo della Asl 5 di Arzignano, non risolverà nessuna delle tre situazioni. Continueranno ad abortire clandestinamente prostitute, stuprate e misere donne che non sanno utilizzare il servizio pubblico. Non basta la tutela dell' anonimato? C' è da chiedersi cosa possiamo fare di meglio. camici.pigiami@gmail.com - PAOLO CORNAGLIA FERRARIS

mercoledì 15 settembre 2010

LA LOTTA CONTINUA E IL VOSTRO RICORDO CI RENDE PIU FORTI !

Sono passati due anni dalla "strage di San Gennaro" dove sei migranti furono trucidati dai mitra della camorra. In questi due anni la vita a Castel Volturno non è sostanzialmente cambiata.
La Prefettura di Caserta è divenuta la sede del Modello Caserta voluto da Maroni ossia di quel coordinamento tra le forze dellordine che ha portato allarresto di alcuni esponenti della criminalità e fatto della repressione lunica arma per combattere la camorra. Ma il Modello Caserta ha continuato ad ignorare linsicurezza dei luoghi di lavoro e lo sfruttamento dei lavoratori tutti italiani e immigrati posti quotidianamente di fronte al ricatto o lavoro o diritti. La crisi economica lassenza di strumenti di emersione dal lavoro nero hanno aumentato la discriminazione sociale, lavorativa, giuridica e reso i migranti ancor più vulnerabili, ricattabili da caporali e camorristi.

I migranti continuano ad essere sfruttati nelle campagne, nell'edilizia;
le forze dell'ordine continuano a fermare lavoratori alle 4 di mattina alle rotonde o negli autobus scambiando le vittime dello sfruttamento con i criminali;
ottenere il permesso di soggiorno diventa sempre più complicato e difficile.

Le vittime della strage di San Gennaro erano innocenti lo abbiamo detto dal 18 settembre 2008.
La camorra ha sparato per dare un avvertimento, per marcare il loro potere sul territorio.
A Giuseppe Setola gli è stato contestata anche l'aggravante di "odio razziale" ed il processo sta confermando linnocenza dei sei migranti. Questa verità sembra così difficile da accettare. Giornalisti, scrittori, politici e a volte persino qualche operatore sociale continua a sostenere la tesi che qualche cosa di poco chiaro i sei devono avercela.

Il coordinamento Antirazzista di Caserta, in occasione del secondo anniversario della strage, vuole ricordare i propri morti con la deposizione di una scultura sul luogo dell'eccidio.
Riteniamo infatti che, nonostante il vuoto istituzionale e le "dimenticanze" delle varie amministrazioni succedutesi su questo territorio nell'onorare degnamente le vittime della strage, sia per noi doveroso ricordare il sacrificio di chi è caduto innocentemente sotto i colpi della violenza camorrista e razzista e il coraggio di chi ha denunciato e non ha abbassato la testa.
Il Movimento dei Migranti e Rifugiati vuole perciò riaffermare che la morte di

KWADWO OWUSU WIAFE - IBRAHIM ALHAJI -KARIM YAKUBU (AWANGA)
KUAME ANTWI JULIUS FRANCIS- JUSTICE SONNY ABU -ERIC AFFUN YEBOAH
e la testimonianza dellunico sopravvissuto JOSEPH AYIMBORA grazie al quale è stato possibile arrestare i Killers e che oggi è sottoposto ad programma di protezione

Non è stata invano e che la loro memoria ci rende più forti e determinati nelle nostre lotte.

Non è la violenza della camorra a farci paura ma il silenzio e lindifferenza verso una popolazione di lavoratori immigrati e di rifugiati considerati facili bersagli, sui quali sparare per allenarsi.
VI ASPETTIAMO SABATO 18 SETTEMBRE ALLE ORE 11.00 SUL LUOGO DELLA STRAGE A Castel Volturno nei pressi del locale commerciale ob exotic fashion al numero civico 1083 ss Domitiana per installare una scultura simbolo di fratellanza contro le camorre e il razzismo. Linvito alla partecipazione è stato rivolto anche al Comune di Castel Volturno al quale è stato chiesto di patrocinare liniziativa.

Promotori:
Movimento dei Migranti e dei Rifugiati Ass. Black and White - Ass. Jerry Ass.ne Jerry Masslo - Caritas Ass. Senegalesi di Caserta - Centro Sociale Autogestito ex canapificio- Comboniani- Centro Pastorale Giovanile- Scout- Missionari di Castel Volturno - Operazione Colomba- Padri Sacramentini - Studenti Medi-
Con il sostegno di: ASGI Campania- Circolo Arci Thomas Sankara- Forum Antirazzista Campania

Usa: Una donna con disabilità mentale rischia l'esecuzione della condanna a morte

Questo è l'appello per salvare dalla pena capitale Teresa Lewis.

Teresa Lewis, una donna a cui è stato diagnosticato una "disabilità mentale borderline", rischia l'esecuzione della condanna a morte in Virginia, Usa, il 23 settembre perché si ritiene abbia pianificato e diretto l'omicidio di suo marito e del suo figliastro. Gli uomini che hanno materialmente portato a termine l'omicidio sono stati condannati all'ergastolo.

Il 30 ottobre 2002, Matthew Shallenberger e Rodney Fuller hanno ucciso Julian Lewis e suo figlio adulto Charles Lewis, nella loro casa. Il 15 maggio 2003, Teresa Lewis è stata dichiarata colpevole del reato di omicidio che prevede la pena capitale, per il suo ruolo nel delitto, tale condanna è stata emessa dal giudice e non dalla giuria. I pubblici ministeri hanno sostenuto che la donna aveva convinto Matthew Shallenberger e Rodney Fuller, con il sesso, con i regali e con la promessa di condividere i proventi dell'assicurazione sulla vita, a commettere gli omicidi. Basandosi sostanzialmente sulla descrizione del delitto presentata dal pubblico ministero, il magistrato ha giudicato che Teresa Lewis è stata la "mente" degli omicidi e ha emesso la condanna a morte. I pubblici ministeri erano d'accordo che Rodney Fuller fosse condannato all'ergastolo, in cambio della sua confessione e della sua collaborazione, e il giudice, "in coscienza", ha affermato di non poter condannare Matthew Shallenberger a una pena più severa di quella ricevuta da Fuller.

Uno psicologo ha effettuato il test per il quoziente di intelligenza (QI) a Teresa Lewis prima della sentenza e ha calcolato un QI di 72, che indica una funzione intellettiva che rientra nella definizione di "disabilità mentale borderline". Alcune indagini seguite alla condanna hanno mostrato prove ulteriori della sua disabilità mentale. Un altro psicologo, scelto dallo stato, ha valutato il suo QI a 70. Gli esperti medici hanno diagnosticato che il suo disturbo di personalità era causato da una dipendenza dagli antidolorifici precedente ai delitti, mettendo fortemente in dubbio l'etichetta di "mente" del delitto che le era stata data.

Al contrario, al test del QI Matthew Shallenberger ha totalizzato un punteggio di 113 (e Rodney Fuller 68). Nel 2004, in un interrogatorio condotto dagli avvocati che difendono Teresa Lewis, Matthew Shallenberger ha affermato di aver "manipolato il tutto", e che gli omicidi erano stati una sua idea. Secondo l'investigatore della difesa, Shallenberger gli aveva detto che "non appena ha incontrato Teresa, gli è sembrata una persona poco lucida e che avrebbe potuto manipolare facilmente"; e che mentre lui aveva commesso il reato per i proventi della polizza sulla vita stipulata dalle vittime, "lui [Rodney Fuller] e Teresa non hanno espressamente parlato di soldi, di assicurazione o di un eventuale 'ricompensa' da parte di Teresa per gli omicidi". Separatamente, in una lettera a un amico ottenuta dagli avvocati, Matthew Shallenberger ha scritto: "L'unica ragione per cui ho fatto sesso con [Teresa Lewis], è stato per i soldi, per farla innamorare di me, così che lei mi avrebbe dato i soldi dell'assicurazione". Inoltre sempre nel 2004, Rodney Fuller ha dichiarato: "Mi sembrava che la signora Lewis avrebbe fatto qualsiasi cosa per Shallenberger", e che "Shallenberger è stato sicuramente quello che ha diretto le operazioni, non la signora Lewis".

Firma l'appello qui

domenica 12 settembre 2010

Mutilazioni genitali anche in Italia

Dal 1996 curate dall'ospedalel San Gallicano 10mila donne
11 settembre, 22:35

(ANSA) - ROMA, 11 SET - Praticare l'infibulazione in Italia puo' costare fino a 16 anni di carcere, secondo una legge del 2006. Ma oggi ci sono ancora medici e una sorta di 'mammane' che la praticano, dietro compenso.A lanciare l'allarme e' Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle popolazioni migranti all'ospedale romano San Gallicano. Dal 1996 al San Gallicano sono state assistite e curate 10mila donne che hanno subito l'infibulazione.


Fonte: ansa

sabato 11 settembre 2010

Aveva già picchiato e violentato la sua ex. Esce dal carcere e ci riprova

Due volte in carcere per stalking, esce e ci riprova
La sua ex fidanzata ha avuto il coraggio di denunciarlo

TORINO, 11 SET – Un anno fa aveva picchiato e violentato l’ex fidanzata, dopo averla perseguitata per alcuni mesi. Gia’ arrestato due volte e altrettante volte scarcerato con il solo obbligo di tenersi lontano da lei, questa notte, nel torinese, si e’ ripresentato a casa sua, tentando di entrarvi con la forza. A quel punto i carabinieri, chiamati dalla vittima, lo hanno nuovamente fermato e riportato in carcere con l’accusa di stalking.L’uomo, 34 anni, e’ un pluripregiudicato.

Fonte: ansa

Usa: da schiava del sesso a salvatrice di altre vittime

Diventata una vittima della tratta sessuale a 14 anni, Tina Frundt ora è a capo di un’organizzazione che aiuta donne come lei.

violenze sessuali di gruppo santagatando2 Usa: da schiava del sesso a salvatrice di altre vittimeTina Frundt aveva solo 14 anni quando fu vittima della tratta di ragazze avviate alla pristituzione: come racconta, “nessuna bambina pensa di poter diventare una schiava del sesso quando si cresce”. Ecco perché Tina rischia la sua vita nel bel mezzo della notte per raggiungere le ragazze che sono in trappola. Lei conosce il loro dolore e la loro paura. “La ragione che mi costringe a fare questo lavoro è che io sono una sopravvissuta del traffico del sesso”, “e francamente, nessuno ha fatto questo per me.” L’organizzazione di Tina, con sede a Washington, DC, la Courtney’s House sta per aprire un rifugio dedicato a riabilitare i sopravvissuti della tratta del sesso.

UNA TECNICA FURBA – La tecnica di Tina è semplice: in soli dieci secondi trova il modo di far sapere a ueste ragazze che qualcuno si preoccupa per la loro condizione e può aiutarle a fuggire.Camminando in lungo in maniera casuale , lei lascia un ciondolo che contiene un numero di telefono. Tina agisce in modo che i trafficanti non diventino sospettosi. ”Se lasciassimo opuscoli o altro che indichi come chiamare, LE RAGAZZE non lo farebbero perché capirebbero che non sappiamo come agire nel modo corretto,” Le opere di Tina hanno un approccio innovativo: schiave del sesso si chiama la sua helpline. E una volta che hanno fatto quella chiamata, le ragazze, che parlano solo con ex vittime del traffico del sesso,sanno che c’è una strada verso la libertà.

LA STORIA DI TINA – Tina è stata rimpallata attraverso più di venti case-famiglia prima di essere adottata da genitori amorevoli all’età di 12 anni. Lei era insicura e vulnerabile quando un ragazzo la avvicinò un giorno,mentre si stava dirigendo in un negozio a Chicago. ”Io non sapevo cosa fosse il traffico,” ha detto Tina. “Io non sapevo cosa fosse un magnaccia. Non sapevo che cosa fosse la schiavitù. Non avevo idea.” Il ragazzo non le apparì come una minaccia. Tina pensò che non aveva nulla da temere. Il ragazzo conquistò la sua fiducia con regali e attenzioni. Al suo quattordicesimo compleanno, Tina accettò un passaggio dall’uomo, ma questa volta lui la portò a Cleveland, Ohio, dove fu violentata lei e rapita per diventare una schiava del sesso. Per più di un anno, Tina è stata costretta ad avere rapporti con 18 uomini al giorno. E’ stato picchiata e bruciata con le sigarette, se non riusciva a guadagnare abbastanza soldi ed era stata avvertita che chiedere aiuto era inutile.

DALLA SCHIAVITU’ ALLA PRIGIONE – Tina sfuggì alla schiavitù sessuale andando in prigione. Al trafficante aveva rotto un braccio con una mazza da baseball, ma quando polizia arrivò, videro Tina come un criminale, non una vittima. Tina dice di aver toccato il fondo, ma che tutto cambiò quando lei stessa ha cominciato ad aiutare altre ragazze a conquistare la libertà. Iniziò a nascondere schiave del sesso a casa sua. Ha poi iniziato a parlare, raccontando la sua storia al pubblico. Tina ha aperto la sua organizzazione anti-schiavitù, con una piccola eredità che ha ricevuto quando la sua mamma adottiva morì nel 2008. Si chiama Courtney’s House, dal nome di una delle sue figlie. Il gruppo gestisce il progetto di sensibilizzazione per strada e la linea telefonica. E il rifugio di prossima apertura.

HA CAMMINATO NELLE MIE SCARPE - È difficile per Tina a raccontare la sua storia in pubblico, ma lo fa per costruire la consapevolezza che i bambini americani sono costretti alla schiavitù sessuale sul suolo americano. Ha portato il suo messaggio alle Nazioni Unite e il Congresso degli Stati Uniti. Lascia volantini e parla ai pendolari di Washington con un un megafono per spiegare loro di quello che succede fuori delle loro uffici durante la notte. La sua esperienza personale fa di Tina un faro di speranza per le altre che si salvano dalla schiavitù sessuale. ”Ascolto Tina perché non è solo qualcuno con una laurea o che ha fatto qualche ricerca su questo”, dice Semer, ”E ‘qualcuno che camminava nelle mie scarpe”.


Giornalettismo

"Nazifemminismo"? un ossimoro, in malafede.

Ladyradio spiega perfettamente perchè l'idea di "nazifemminismo" è un'aberrazione storica, un revisionismo in malafede volto alla criminalizzazione del movimento femminista che ricordiamo ha come unico scopo la parità dei diritti tra uomo e donna.

La rete è un Oceano e dunque ospita pesci di tutti i tipi.

Noto con neanche più candido stupore del diffondersi di questa nuova terminologia offensiva e diffamatoria: nazifemminismo.

Qualunque persona con un minimo di cultura saprebbe che unire un movimento come quello Nazista a quello Femminista non solo è ridicolo ma anche pericoloso.

Il Nazismo considerava le donne come parte integrante del processo di purificazione della razza, ragion per cui crearono nursery ed ospedali prettamente ginecologici per donne dall’aspetto perfettamente ariano ( occhi chiari, capelli biondi, pelle chiara).

Pagavano od obbligavano donne giovani e forti per accoppiarsi con soldati ariani-Nazisti.

Una volta dati alla luce, i pargoli venivano portati in scuole Naziste per educarli sin da bambini ad un solo pensiero, una sola idea, un solo ideale. L’idea di far accoppiare donne e uomini con stesso codice genetico avrebbe in realtà instupidito sempre più la razza umana, per poter creare così un gigantesco esercito di persone sempre pronte ( perchè educate sin da piccoli) a servire il loro dittatore.

Il Femminismo è un movimento nato per la parità dei sessi, non certo per rivendicare la supremazia delle donne sugli uomini. Quindi al movimento Nazista la cosa non piaceva ed invitava al popolo tedesco di escludere e denunciare quelle donne che si avvicinavano a tale movimento.

Molte donne hanno perso la vita per simili ideali.

Per non dimenticare anche tutte quelle donne reclutate nelle SS come donne soldato, pronte per l’uso e l’abuso, nonchè alla violenza gratuita. Le donne sono esseri Umani e come tali sanno pensare, parlare, muoversi, non sono divinità o esseri magici venuti da altri Pianeti, nessun* osa dire questo … anzi! Sarebbe ora che ci trattasero come tali e non come cose.

Chi ha inventato questo termine, desidera spingere le persone un po’ più chiuse e poco inclini a porsi delle giuste domande, verso la fobìa del Nazismo. E’ inevitabile che un male così palese come quello dell’ Olocausto evochi paura, lo strumento che usano proprio persone dalla dubbia morale e dai principi non proprio solidi.

Un gruppo anche bello ampio di neo maschilisti canadesi ha invetato questo termine, per fortuna già condannato da Paesi civili e onesti ( vedi N. Gabriel, Un corps à corps avec l’Histoire: les féministes allemandes face au passé nazi, in Femmes et fascismes, a c. di R. Thalmann, 1986).

Cito un blog che riporta questo termine come veritiero:

Vi è un tentativo sporco e criminoso di demonizzare e colpire metà del genere umano, quello maschile, descritto dalla propaganda femminista come un genere che ogni giorno, solo nel nostro Paese, colpirebbe e ucciderebbe migliaia di donne. Ovviamente questa è una menzogna

Già da queste poche righe potrete rendervi conto che la base di chi professa e manda avanti simili indecenze, è qualcuno che vorrebbe eliminare completamente l’accusa di violenza di genere, un male che uomini e donne combattono giorno dopo giorno.

L’utilizzo di vite umane spezzate dalla cieca violenza è non solo disgustoso ma anche controproducente, perchè chi ha subìto simili realtà non resterà zitto, parlerà e ci sarà sempre qualcun* pronto a combattere contro simili parole.

E’ diffamazione, abuso di sistemi informatici per propagande anti Costituzionali, contro i diritti Umani.

Continua su LadyRadiolina

Padova, negata ambulanza a una donna incinta: il neonato muore, lei è in coma

PADOVA (11 settembre) - È un caso di tragica malasanità. Se accade al Sud si allarga le braccia e si guarda il cielo. Ma questo caso è accaduto qui. Nella terra del benessere. Tra Piove di Sacco e Padova. Una giovane donna al settimo mese di gravidanza sta per partorire. Insomma, sta male e ha le doglie. Va all’ospedale di provincia e la mandano via. Le dicono che non ha niente. Ma la poveretta sta veramente male e il marito chiede un’ambulanza. No, non gliela danno. I giovani coniugi partono in macchina e vanno al Policlinico. Dicono loro di andare al pronto soccorso ginecologico. Ma fanno fatica a trovarlo. È sera e si perdono. Quando riescono ad arrivare la poveretta viene portata subito in sala operatoria per il taglio cesareo. Ma il bambino è morto e lei ha una forte emorragia. Le devono asportare anche l’utero.

Ora la giovane, perchè si tratta di una ventisettenne, è in coma farmacologico. Rischia di morire. I medici sperano di salvarla. Il pubblico ministero Sergio Dini sta ricostruendo la vicenda fin nei minimi particolari. Perchè quello che è accaduto è uno scandalo inaudito. Ieri mattina il magistrato ha interrogato il marito della donna. È un ventottenne di Campagna Lupia, in provincia di Venezia.

Venerdì 3 settembre, pomeriggio. La giovane ventisettenne è incinta alla ventinovesima settimana e ha già superato il settimo mese di gravidanza. La ragazza è al primo figlio. Sta male, intuisce che potrebbero essere le doglie. E chiede al marito di accompagnarla al vicino ospedale di Piove di Sacco. È il tardo pomeriggio quando la coppia arriva al pronto soccorso dell’ospedale di Piove. I medici visitano la donna e le fanno un’ecografia. Le dicono che non ha nulla. Il bimbo sta bene e non ci sono problemi. Ma la ragazza insiste, perchè sta male. Allora le dicono che loro non sono attrezzati per un parto prematuro e le consigliano di andare a Padova. Ma la poveretta sta veramente male e il marito chiede se può essere accompagnata al Policlinico in ambulanza. Quando c’è il pericolo di un parto prematuro e il reparto non è in grado di affrontarlo, i ginecologi ricoverano la donna. Telefonano ai colleghi del Policlinico e poi accompagnano la paziente in ambulanza in clinica. E nell’ambulanza c’è sempre il personale sanitario. Ma all’ospedale di Piove di Sacco i sanitari dicono che la ventisettenne doveva andare in macchina al Policlinico, perchè le ambulanze sono fuori, bisognava chiamarle, che per queste cose c’è una burocrazia. E poi, la donna non corre pericoli.

È sera quando la giovane coppia arriva a Padova. Al policlinico dicono al marito che deve accompagnare la moglie al pronto soccorso ginecologico. Il ventottenne ci impiega mezz’ora per trovarlo. È buio, non vede le indicazioni, le stradine gli fanno solo confusione. Quando i ginecologi della Clinica vedono la donna la portano subito in sala operatoria. Il bambino è morto e lei ha una forte emorragia forse causata dal distacco della placenta. C’è il rischio che muoia sul tavolo operatorio. Le tolgono tutto. Non potrà più avere figli, ma l’importante è salvarla. Adesso è in rianimazione in coma farmacologico. Chissà che disastri le ha causato l’emorragia.

fonte il mattino

Napoli, 29enne violentata dal branco Arrestati cinque giovani incensurati

CASORIA (11 settembre) - Una 29enne violentata il 25 agosto scorso a Casoria: all'alba di oggi cinque giovani tra i 20 e i 25 anni, studenti o lavoratori, sono stati arrestati tra Casoria e Afragola, comuni del napoletano.

La vicenda avviene in due tempi: quando le giovane conosce, nelle notti della movida napoletana, un ragazzo più giovane di lei. Si fida e si presenta a un secondo appuntamento. Il ragazzo va a prenderla con una Smart e a sua insaputa la porta in un luogo appartato dove sono in attesa quattro amici. È nella vettura che avvengono le violenze. Poi viene abbandonata sul ciglio di una strada.

La 29enne viene portata all'ospedale Cardarelli di Napoli e curata. Poi la denuncia ai carabinieri e l'avvio delle indagini. La vittima fornisce delle indicazioni agli investigatori utili alle indagini: il tipo di macchina, la fisionomia dei cinque in particolar modo del ragazzo che aveva conosciuto e con il quale si era vista due volte.

In 15 giorni di indagini i carabinieri identificano i presunti autori della violenza. I cinque indagati per violenza sessuale e sequestro di persona sono stati rinchiusi nel carcere di Poggioreale. Prima di allora non avevano mai avuto problemi con la giustizia.

Fonte:il mattino

Vedi anche:


Il branco violenta una ragazza Arrestati cinque incensurati

A Casoria una donna di 29 anni alla fine di agosto subisce una serie di abusi da un gruppo di giovani. La vittima finisce in ospedale e denuncia l'episodio raccontando di essere stata portata in campagna su una Smart

Il branco violenta una ragazza Arrestati cinque incensurati

Una 29enne violentata il 25 agosto scorso a Casoria: all'alba cinque giovani tra i 20 e i 25 anni, studenti o lavoratori, sono stati arrestati tra Casoria e Afragola I protagonisti della vicenda sono tutti del Napoletano, vittima e aguzzini.

La vicenda avviene in due tempi: quando le giovane conosce, nelle notti della movida napoletana, un ragazzo più giovane di lei. Si fida e va a un secondo appuntamento. Il ragazzo va a prenderla con una Smart e a sua insaputa la porta in un luogo appartato dove sono in attesa quattro amici. E' nella vettura che avvengono le violenze. Poi viene abbandonata sul ciglio di una strada. La 29enne viene portata all'ospedale Cardarelli di Napoli e curata.

Poi la denuncia ai carabinieri e l'avvio delle indagini. La vittima fornisce delle indicazioni agli investigatori utili alle indagini: il tipo di macchina, la fisionomia dei cinque in particolar modo del ragazzo che aveva conosciuto e con il quale si era vista due volte. In 15 giorni di indagini i carabinieri identificano i presunti autori dell'odiosa violenza. I cinque indagati per violenza sessuale e sequestro di persona sono stati rinchiusi nel carcere di Poggioreale. Prima di allora non avevano mai avuto problemi della giustizia.


(11 settembre 2010)

Fonte: repubblica.it



e questo:

Violenza sessuale: stupro di gruppo nel napoletano. Cinque gli arresti
I cinque indagati hanno ricevuto una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari presso il tribunale di Napoli. I cinque hanno rispettivamente, due 22 anni, due 20 e uno 23. Uno dei due 22enni ha attirato nella trappola la vittima consegnandola poi agli altri quattro complici per la violenza di gruppo. Si è appreso inoltre che la vittima è stata anche rapinata dai cinque malviventi del suo portafoglio. Dopo lo stupro i 5 sono fuggiti a bordo della Smart Four mentre la ragazza è stata soccorsa da un automobilista di passaggio che l'ha portata all'ospedale Cardarelli dove è stata giudicata guaribile in 20 giorni. Il 22enne che l'aveva adescata è stato seguito per giorni dai carabinieri allo scopo di arrivare anche ai suoi quattro complici. Il branco è stato poi riconosciuto dalla giovane vittime.

http://www.ilpopolarenews.com/index.php?search=1&id_article=1223&PHPSESSID=bpdzqayyvrp

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