lunedì 21 maggio 2012

Nessuna distrazione: No all'aborto clandestino!

Tra un terremoto devastante e un tentativo di massacro, mentre su twitter ci sdegnamo per l'uso non-informativo delle immagini di Melissa Bassi, non troppo sotterraneamente la guerra al diritto alla salute e all'autodeterminazione continua le sue mosse, con un'altra perversione il Life day.
Da Noi il prezzemolo lo vogliamo usare solo per cucinare:
Lo ripetiamo: oltre tutte le obiezioni scientifiche, il problema che si verrebbe a creare, nell’ipotesi che questa proposta venga valutata seriamente, sarebbe il conflitto tra due esseri eventualmente di pari diritto, la donna e l’embrione. Significa che contraccettivi d’emergenza, pillola abortiva, Ivg (interruzione di gravidanza) diverranno un reato. Significa che le donne che abortiscono e i medici che le fanno abortire, come avveniva un tempo, saranno sbattuti in galera. Significa che, se la Commissione europea sceglie questa strada, tutte le donne sarebbero forzate a portare avanti le gravidanze anche quando c’è pericolo di vita. Chi avrebbe più diritto a vivere, la donna o la blastocisti? La donna o lo zigote? La donna o l’embrione? La donna o il feto? Qualsiasi persona può intravedere l’orrore di una tale deriva giuridica, significherebbe sequestrare un essere umano per nove mesi, chiuderlo in un posto e imporgli uno stato fisico complesso, invasivo e carico di conseguenze, quale è la gravidanza. Non uso a caso il maschile, lo faccio per quelle persone che, quando si usa il femminile, anche grammaticale, non riescono a riconoscere all’oggetto della discussione lo statuto di persona, ma lo riconoscono all’ovulo fecondato che non si è ancora annidato nell’utero. E’ possibile imporre a qualcuno la maternità? E’ possibile imporre a qualcuno di non curarsi? E’ possibile imporre a qualcuno di avere figli gravemente malati? (La già ricordata legge 40 sulla procreazione medicalmente assitita, ci ha provato, ma è in corso di destrutturazione, perché disumana). Per meglio comprendere la violenza di questa costrizione vi rimando all’esempio del “violinista e della donna” di Judith Jarvis Thomson.

Il post per intero, Noi il prezzemolo lo vogliamo usare solo per cucinare, scritto a quattro mani con Cybergrrlz è su Femminismo a Sud

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