venerdì 11 maggio 2012

Marcia per la vita di chi?

Domenica a Roma confluiranno tutti i prolife nella Marcia per la vita.
Continuano a definirsi prolife e io continuo a chiedermi cosa significhi essere a favore della vita quando si impedisce alle donne di curarsi, di vivere consapevolemente e responsabilmente la maternità, la sessualità – che dio, la dea, gli dei, l’invisibile unicorno rosa vi scampi dal vivere una sessualità consapevole! Dirà qualcuno. No agli anticoncezionali, né quelli di emergenza - pillola del giorno dopo, pillola dei cinque giorni dopo, né quelli comuni, i preservativi, la spirale, non sia mai, sono strumenti di Satana! E pure in un libro, di cui non ricordo più il titolo,  molti anni fa lessi che Satana non era altro che l’angelo del dubbio, al quale Dio, con la d maiuscola, quello dei cristiani e degli ebrei, aveva affidato il pianeta più amato, la Terra.
Il dubbio non è forse una delle basi della ricerca della verità? Vorrei chiedere, ancora, alle donne che partecipano alla Marcia per la vita, cosa intendono per vita? davanti ad una madre che decide di interrompere la terza o quarta gravidanza perché rischia di diventare cieca, perché ha l’hiv, perché ha il cancro, perché ha due figli con la leucemia, perché non ha da mangiare - e 250 euro pro-life non cambiano la vita a nessuna famiglia. A chi non ha alcun desiderio di diventare madre, qual è l'alternativa? La costrizione fisica? Alcune risposte le conosco già, perché è tutta la vita che cerco di capire cosa porti una donna, che sa bene cosa significa diventare madre, quale complesso di responsabilità, impegno, sentimenti ed emozioni comporta, cosa la porta dire: io decido per te. Purtroppo sono spesso domande a vuoto, perché, come mi capita di dire, queste persone somigliano a zombie, metaforicamente, agiscono in base ad un unico impulso, l’obbedianza ad una ideologia malata, che con la vita non ha a che fare, ma ha a che fare col dominio, con la coercizione e l’imposizione, in definitiva col fascismo.
Se non puoi vivere nella mia pelle non puoi scegliere per me
, è un concetto chiaro e semplice, ma a questa chiarezza sono sordi e sorde. A Roma si marcia per impedire alle persone di scegliere liberamente come vivere la propria vita, si marcia per un distorto senso di giustizia che solidarizza con una pallina di materiale biologico e non con una donna fatta e formata, l'umano dov'è? Non credo nelle maledizioni, ma credo nell’esperienza, così auguro alle persone di provare sulla loro pelle cosa significa rinunciare a un figlio al sesto mese, auguro il conflitto che deriva dall’essere incinta dopo un abuso, dall’essere una ragazzina di quindici anni che si è appena affacciata alla vita, quella vissuta materialmente non quella potenziale, e non saper che fare, perché la sua casa è un inferno.
Gli auguro di avere dei dubbi, di tornare a essere persone.

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